A trent’anni dalla firma del protocollo di Montréal, uno studio rivela che abbiamo evitato il peggio: senza la firma del trattato, avremmo oggi temperature ancora più alte e meno vegetazione.
Il riscaldamento globale è un fenomeno di cui si inizia a parlare negli anni Settanta e i cui contorni, effetti e potenziali sviluppi sono oggi ampiamente dibattuti sia dalla comunità scientifica sia dalle organizzazioni politiche internazionali.
L’accordo di Parigi, il protocollo di Kyoto, il Vertice di Copenhagen e la conferenza Onu sui cambiamenti climatici del 2009 sono soltanto alcuni dei momenti cruciali che hanno coinvolto i Paesi di tutto il mondo nel contrasto al riscaldamento globale.
Il protocollo di Montréal: lotta al buco nell’ozono
Mentre sentiamo parlare quasi ogni giorno dell’accordo di Parigi – che ha sostituito l’altrettanto noto protocollo firmato a Kyoto nel 1997 – si sa ben poco del Protocollo di Montréal.
Definito dall’allora segretario dell’ONU Kofi Annan come “l’accordo di maggior successo tra nazioni”, il documento fu firmato il 16 Settembre del 1987 e porta oggi le firme di oltre 200 Paesi del mondo.
Il trattato internazionale di Montréal nasceva dalla volontà di preservare lo strato di ozono dell’atmosfera terrestre, ed impone in particolare la riduzione delle emissioni dei gas CFC, i clorofluorocarburi che erano contenuti per esempio nel Freon e in altri solventi e propellenti spray.
Ebbene, una ricerca della NASA ha confermato già nel 2018 che il protocollo di Montréal sta funzionando: è stata infatti individuata nell’ambito degli studi dell’Agenzia sul riscaldamento globale una correlazione diretta tra la presenza di CFC e la distruzione dello strato d’ozono che protegge la Terra dai raggi UV.
Il trattato firmato in Canada ormai trent’anni fa sarebbe dunque più importante di quel che potremmo pensare; un nuovo studio pubblicato su Nature sostiene che sia stato in grado di proteggere le riserve di carbonio del pianeta, contrastando gli effetti del surriscaldamento globale.
Potremmo aver evitato il peggio
Avremmo dunque già impedito un riscaldamento globale peggiore di quello che il mondo sta affrontando in questi anni. Gli innalzamenti delle temperature, lo scioglimento dei ghiacciai, la prima pioggia mai registrata in Groenlandia sono effetti drammatici del riscaldamento globale, ma sarebbero stati assai peggiori senza il protocollo di Montréal.
Secondo la nuova ricerca, l’applicazione del protocollo a livello globale ha portato dei grandi benefici all’azione di mitigazione del cambiamento climatico. Le sostanze che contribuiscono al consumo dello strato di ozono che protegge il pianeta dai raggi UV, infatti, sono potentissimi gas serra.
L’essere riusciti a rallentare il fenomeno del buco dell’ozono ha avuto enormi benefici negli anni anche per il mondo vegetale: è proprio sugli effetti a medio termine sulla vita delle piante che si centra lo studio di Young, Harper e colleghi – delle Università di Lancaster ed Exeter, UK.
Nella ricerca si dice che la riduzione dei gas serra imposta dall’applicazione del protocollo di Montréal influirà di almeno 1°C nella temperatura globale del 2050, ma l’effetto collaterale più importante del trattato è appunto quello relativo alla salute delle piante, con rilevanti effetti sul pianeta.
Se l’emissione di sostanze pericolose per l’ozono avesse seguito una crescita del 3% annuo, com’era prima dello stop dato a Montréal , le radiazioni UV in grado di raggiungere la superficie della Terra avrebbero gravemente compromesso lo sviluppo di alberi, piante, fiori e semi in tutto il mondo.
Dosi elevate di UV, infatti, possono inibire la fotosintesi clorofilliana, con effetti molto gravi sulla salute e sulla dimensione generale delle piante, dagli alberi della foresta amazzonica alle piante di cui si nutre la popolazione mondiale.
Secondo Harper, dunque “il protocollo di Montréal ha evitato la fine disastrosa delle foreste e dei campi seminati”, proprio quelli che si occupano di assorbire CO2 evitando gli effetti più nefasti del riscaldamento globale.
Senza il trattato firmato in Canada, conclude lo studio, oggi le temperature globali potrebbero essere state di 2,5°C più alte. Come a dire: con buona pace di Trump e Putin, gli accordi internazionali sul clima vanno firmati perché funzionano – lo dice la scienza.
Alessandra Caraffa